«Mi piacerebbe che ci reincontrassimo tutti quanti, qui, in una sera come questa, tra cento anni! Me lo auguro, ve lo auguro!» Con queste parole Andrea Camilleri salutò il pubblico che era venuto ad assistere al suo debutto nella Conversazione su Tiresia nel teatro greco di Siracusa. Era il 2018 e l'uomo che per più di quarant'anni aveva diretto centinaia di spettacoli teatrali era salito sul palco «in una serata densa di emozioni in cui tutti avevano chiaramente avvertito la sovrapposizione tra la cecità dello scrittore e quella di Tiresia, per entrambi il contrappasso di saper vedere dentro le cose e i fatti della vita». C'era anche Savatteri quella sera, così come era al suo fianco a Racalmuto, quando gli dedicarono la direzione del teatro e in molte altre occasioni in cui i due amici, entrambi della provincia agrigentina che ha come «capotribù» Pirandello e come principale ispiratore Sciascia, hanno condiviso letture, viaggi e ricordi. Seguendo il filo di una conversazione ventennale e grazie a molte foto e documenti conservati al Fondo Andrea Camilleri, Il contastorie di Vigàta è un ritratto fedele e appassionato di un'amicizia siciliana. «Quella vera» come direbbe Montalbano «che si basa sul non detto, sull'intuito: uno a un amico non ha bisogno di domandare, è l'altro che autonomamente capisce e agisce di conseguenza.» Sfilano in queste pagine figure e momenti memorabili: Pirandello che bussa alla porta per salutare la nonna di Andrea. Robert Capa che ferma nella memoria collettiva alcuni momenti epici della liberazione in Sicilia. E poi i grandi maestri dell'Accademia nazionale d'arte drammatica, gli anni di lavoro febbrile tra regie teatrali e adattamenti televisivi, l'incontro con Leonardo Sciascia e Elvira Sellerio, fino ai primi romanzi in quella lingua unica che rende possibile una nuova via letteraria per raccontare la Sicilia. Senza la sua straordinaria arte affabulatoria non sarebbe stato possibile narrare l'universo siciliano in tutta la sua complessità. Ed è in questa direzione che Savatteri invita i lettori a custodire l'eredità preziosa lasciata da Andrea Camilleri, perché il monito di Salvo Montalbano possa risuonare non solo tra le vie di Vigàta ma ovunque.